Le ferrovie by Stefano Maggi

Le ferrovie by Stefano Maggi

autore:Stefano, Maggi [Maggi, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Storica paperbacks
ISBN: 9788815313850
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


La capitale fu raggiunta il 2 novembre con l’arrivo del carro a Roma Termini, dopo benedizioni e preghiere, miriadi di luci e di fiori, cortei e tante gente accorsa da ogni parte d’Italia. La salma venne infine tumulata sull’Altare della Patria il 4 novembre, alla presenza del re, delle rappresentanze dell’esercito e delle madri e vedove dei caduti.

5. I ferrovieri tra sindacato e politica

Il servizio in ferrovia era il più variegato nel mondo del lavoro per mansioni e orari, diviso in 100-150 qualifiche a seconda dei periodi, comprendendo sia gli impiegati amministrativi delle direzioni e degli uffici (circa il 10% del totale); sia i tecnici addetti alla manutenzione di binari, materiale rotabile, e poi impianti elettrici; sia infine i mestieri legati al movimento dei treni, come macchinisti e fuochisti, personale viaggiante (capitreno, conduttori, frenatori), personale di stazione, che raggruppavano oltre il 60% dei ferrovieri e al cui interno si trovavano le qualifiche con una maggiore identità professionale, le quali risultavano anche le più combattive a livello sindacale e politico.

Fra Ottocento e Novecento le linee e gli impianti erano straordinariamente popolati: negli scali merci, nelle stazioni, nei depositi locomotive, aperti giorno e notte, si trovava una gran quantità di lavoratori. Inoltre su ciascuna ferrovia era presente un cantoniere ogni 4-5 km, come testimoniano i numerosi fabbricati, in parte diroccati, che tuttora costeggiano le linee ferroviarie.

Nell’anno 1900 i ferrovieri superavano le 102.000 unità, in un’epoca nella quale, per esempio, i maestri elementari erano circa 66.000 e gli impiegati statali civili insieme ai militari di carriera erano appena 100.000. Si trattava quindi dei lavoratori specializzati in assoluto più numerosi in un’Italia ancora quasi esclusivamente agricola, dove peraltro l’industria meccanica era soltanto agli albori.

I ferrovieri costituivano allora la principale «aristocrazia operaia» – un termine che designava gli strati superiori della classe lavoratrice – ed erano spesso invidiati per il livello e la regolarità dei guadagni, nonché per le possibilità di carriera. In ferrovia, infatti, il sistema di avanzamento basato sull’anzianità dava ampie possibilità di crescita professionale, anche per il fatto che le aziende erano di grandi dimensioni con un eccezionale ricambio specialmente tra il personale addetto ai treni, nel quale molti perdevano l’idoneità fisica ed erano quindi destinati a mansioni meno gravose. Gli «accenditori di caldaie» potevano terminare la loro carriera da macchinisti, i frenatori da capotreno, i manovali da titolare di fermata o addirittura da capostazione. Queste qualifiche di «piccoli capi» erano molto ambite, poiché esisteva una bipartizione tra il basso personale – come era allora denominato – pagato «a giornata» e privo di qualsiasi stabilità del posto di lavoro, e i dipendenti «di ruolo» che ricevevano uno stipendio mensile ed erano assunti a tempo indeterminato con le garanzie e i privilegi che ciò comportava, non ultimo il diritto alla «pensione di riposo». Per fare qualche esempio, il macchinista e il capotreno erano a fine Ottocento «di ruolo» mentre il fuochista e il frenatore erano «a giornata».

Distinti per reddito, costume e mentalità, i ferrovieri costituivano un settore trainante preso a modello dagli altri



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